Ce l’hanno insegnato a scuola: Charles Darwin sostiene che l’evoluzione sia un processo in cui sopravvive il più adatto, suggerendo l’idea che solo gli individui più bravi, più competitivi, più egoisti, arriveranno sulla cima della piramide dell’evoluzione producendo un vantaggio diffuso per l’intera società. Vincere a qualsiasi costo sembra fondarsi sulle leggi di Madre Natura.
Vi siete mai fermati a riflettere sul concetto di sopravvivenza del più adatto?
In questo mondo a sviluppo capitalista in cui viviamo ci verrebbe subito da pensare che compromesso, cooperazione e altruismo siano qualità per perdenti e buoni a nulla destinati all’estinzione.
Tuttavia negli ultimi decenni molti matematici, studiando modelli delle migliori strategie di sopravvivenza, hanno scoperto che sono gli individui più altruisti a ottenere spesso e volentieri i risultati migliori. A questo si aggiungono prove tratte dal mondo vivente della biologia e della genetica, che sembrano confermare come l’evoluzione della specie sia dipesa più dalla cooperazione che dalla rivalità.
Un esempio riportato è quello dei bonobo, messi a confronto con i loro parenti, gli scimpanzé. Questi ultimi, raccontano gli esperti, possono essere molto violenti, a tal punto da uccidersi tra loro. I bonobo, invece, non sono aggressivi e amano passare il loro tempo in pace, condividendo tra loro il cibo. In media il bonobo maschio più amichevole ha più successo dello scimpanzé più forte in termini di riproduzione: i bonobo maschi di maggior successo hanno più figli rispetto ai maschi alfa degli scimpanzé.
In altri termini, sopravvivenza del più adatto non è sinonimo di sopravvivenza del più robusto, del più abile o di quello che produce una prole più numerosa. Il più adatto potrebbe anche essere quello che impara nel modo migliore a usare ai propri fini compromesso, cooperazione e altruismo.
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